Simboli di ferro
La falce e il martello, simboli del riscatto della classe contadina e operaia. Una rivisitazione attraverso gli occhi dell’artista. Per parlare, con un nuovo linguaggio, di un’icona che è memoria storica dell’umanità. La mostra «La falce e il martello, simboli di ferro», è stata ideata da Daniele Arzenta, Giorgia Calò e Roberto Gramiccia con il contributo dell’associazione culturale Horti Lamiani Bettivò di Roma, della Regione Abruzzo, della Provincia e del Comune dell’Aquila, si avvale dell’ estro di 136 artisti di fama internazionale chiamati a rappresentare, ciascuno con la propria creatività, l’emblema della riscossa e dell’aspirazione del proletariato. La mostra si interroga su quale sia il futuro della falce e del martello, che appaiono per la prima volta «incrociati» nel 1917 durante la rivoluzione d’ottobre e che hanno rappresentato per milioni di uomini il riscatto dallo sfruttamento e la speranza in un avvenire migliore, basato sugli ideali di giustizia e uguaglianza.
Daniele arzenta, insieme a Giorgia Calò e Roberto Gramiccia, coautori della mostra, partendo proprio dalla falce e dal martello intendono proporre al pubblico un momento di riflessione sull’i mportanza dei simboli nell’immaginario collettivo dei popoli.
Un percorso alternativo, quello creato dai 136 artisti che hanno aderito all’iniziativa: nelle opere in esposizione si evince la storia passata che non si dimentica.
Ma falce e martello, con un accostamento inedito, compaiono anche al collo di una giovane modella, sui murales, come stemmi di antichi cavalieri, su moderni puzzle o raffigurati come suggello sul seno di una donna. Non mancano riferimenti all’Europa e alla Cina, mentre l’astrattismo predomina in molte opere dove il binomio falce e martello viene proiettato in una dimensione futura. Interpretazioni di un’arte che ripercorre, in chiave moderna, le tappe salienti della storia della lotta del proletariato.
Falce e martello vengono accostati al rosso della bandiera come simbolo della dittatura instaurata nell’urss di lenin e di stalin e, poi, nella Cina di Mao. Quadri come tasselli di un mosaico che hanno scalfito il tempo e risvegliato le coscienze comuni. La multietnicità degli artisti coinvolti ne accentua il mix di culture e prospettive differenti, con un solo intento: analizzare un fenomeno che ha fatto storia. La falce e il martello come il giorno e la notte, sullo sfondo di un manifesto, scalfiti nella bianca pietra, accanto a un cuore che pulsa.
In passato molti artisti hanno dato vita ad opere adottando il simbolo della falce e del martello come icone già consacrate dai media. Già Andy Warhol aveva avvertito l’esigenza di confrontarsi con falce e martello, nel tentativo di sottrarli all’uso eccessivo, e talvolta abuso, da parte della comunicazione di massa. L’artista, pur facendo proprio questo simbolo, non ne modifica lo «status», ma gli restituisce nuova vitalità. Anche Basquiat mostra rispetto per quello che ha rappresentato il simbolo dell’emancipazione dallo sfruttamento ma, al contrario della classica iconografia, separa la falce dal martello.
Monica Pelliccione