Scatti contro la noia
“Mi annoiavo, mi annoiavo a tal punto che ho afferrato vernice e pennello e ho dipinto la parete del mio studio…”. Queste le poche parole che Fabio Be Benedettis ha speso per presentarmi il suo lavoro fotografico. “c’è poco da dire” ha aggiunto.
Eppure… ad attraversare con lo sguardo, fino a coglierne l’insieme, la traiettoria fotodinamica descritta dalla serie di dodici autoscatti che l’artista romano oggi espone negli spazi di radio londra caffè parecchi sono i pensieri.
Registrare su pellicola una serie di movimenti comuni diventa per De Benedettis una via di fuga dalla noia, da quello spleen che sembra ormai divenuto organico all’uomo occidentale, divorato spiritualmente da un sistema il cui unico fine è produrre e consumare, consumare prodotti, consumare immagini fino a perdere il senso di sé e degli altri. Ma nel suo caso la macchina fotografica, finalmente, non è un fine, bensì un mezzo che egli utilizza per immortalare su pellicola un’azione solo apparentemente inutile. Uno scatto nervoso, magari semiconsapevole, per mettersi alle spalle una condizione di rassegnata inedia, alla quale l’autore cerca (agendo) di re-agire.
Ed è così che fotogramma dopo fotogramma la parete si colora. Fabio De Benedettis cancella l’apatia, affogandola sotto la vernice.
Levinàs mette in connessione la noia con l’ ”essere incatenati a se stessi”. La possibilità di uscire da questa condizione, di spezzare queste catene è legata, secondo il filosofo lituano, alla scoperta dell’ “alterità dell’altro”, alla possibilità, cioè, di inaugurare un “ nuovo mondo possibile” fatto di rapporti umani autentici.
Ed è proprio quello che cerca di fare il fotografo, scoprendo l’alterità di un altro sé (la propria scampata alla noia) che si apre al mondo.
Valentina Gramiccia